Storia di Envy e Lenwë
I primi mesi sono stati un inferno. E io l'Inferno lo conoscevo bene.
I muscoli raggrinziti e duri non volevano obbedirmi. Ero instabile su quelle esili zampe che compivano miracoli solo a reggere il mio intero corpo.
Mi era difficile, quasi impossibile, ricordarmi la Vita prima della Vita. Ricordavo a stento che mutavo in qualsiasi forma, animale, pianta che esistesse. Ricordavo a malapena le anime che ho strappato alla vita. Ad un tratto tutto era aumentato a dismisura: percepivo odori che non conoscevo, più ampiamente. Vedevo oltre il limite, potevo distinguere anche le più piccole venature di una minuscola fogliolina. Camminare era come avanzare su aghi e carboni ardenti. Il minimo strusciare, sibilare mi faceva sobbalzare, prima ridevo a rumori così insulsi. Quando provai a mangiare la carne di un giovane cervo ucciso con fatica ne potevo sentire gli ossicini, le vene, le arterie incastonate nella sua consistenza, come insetti che si conservano nell'ambra. Era una tortura. Dopo un po' mi rifiutai di mangiare e smisi di bere, perché ora anche l'acqua più limpida mi faceva ribrezzo. Ero debole. Strisciavo sulle zampe, non avevo più le forze di tenere aperti gli occhi, il mio respiro non era che un minimo rantolio, piccolo ed insignificante.
Era una notte di pioggia quando lo vidi. La pioggia che m' inzuppava la grigia pelliccia non lo sfiorava. Le foglie si spostavano al suo passaggio. Era poco più di un gatto, ma sembrava che avesse il mondo in mano. Oh, quanto lo invidiavo. Invidiavo tutti quelli che avevano un vita felice. Fu per questo che mi diede il nome Envy. Invidia.
La sua voce risuonava nella foresta, autoritaria ma al tempo stesso gentile e premurosa. Si chiamava Lenwë. Mi disse di seguirlo e io obbedii, seppur fossi ancora debole. Si muoveva dolcemente ed era agile tra i rami e le foglie.
Mi accompagnò per qualche giorno finchè non arrivammo al cospetto di un lupo grigio. Era il capobranco dei Silver Pack, un branco di lupi.
E da quel momento sono stato il Vigilante. Imparai ad adattarmi al mio corpo, procuravo cibo, uccidevo i nemici e li proteggevo. Ormai erano la mia famiglia, ma non riposi mai completa fiducia in loro. Ero solitario, non mi fidavo di nessuno, così mi aveva insegnato il mio istinto nella Vita prima della Vita. Fu il mio primo ricordo. Ora tutto mi torna, per punizione sono stato condannato in questo corpo, ma prima, prima ero un Mutante. Ora non più. Ora sono Envy, il Vigilante.